Il prossimo anno ci saranno alcuni pensionati che potranno beneficiare di un incremento sostanzioso dell’assegno pensionistico: quali sono i requisiti per beneficiare dell’aumento.
Come ogni fine anno molta dell’attenzione sulla Manovra del governo è concentrata sui cambiamenti inerenti al trattamento pensionistico. Ormai si è capito da anni che superare la Legge Fornero è un’impresa piuttosto ardua poiché impostare una soglia pensionistica più bassa che non tenga conto delle aspettative di vita ha un costo non indifferente sulle casse dello Stato.
Se fino a qualche anno fa sono comunque state inserite diverse opzioni di uscita riservate a categorie lavorative precise o a discapito dell’assegno pensionistico che si andava a percepire, la sensazione è che per il prossimo anno non ci saranno novità nemmeno in tal senso e che anzi le opportunità di uscita anticipata saranno addirittura minori.
L’altro grande tema è quello delle pensioni minime troppo basse per permettere a chi le prende di sostenere i costi sempre più alti della vita. Attualmente la pensione minima è di 598,61 euro e la sola rivalutazione annua legata a questioni inflazionistiche non è sufficiente a migliorare le condizioni dei beneficiari.
In questi giorni si sta discutendo proprio della rivalutazione che quest’anno è stato del 2,7% e secondo fonti interne a Montecitorio nel 2025 potrebbe abbassarsi al 2,2%. Se così fosse l’aumento delle pensioni rispetto all’anno in corso – tenendo anche presente l’aumento dovuto all’inflazione – dell’1% appena, cioè tradotto in cifre di soli 3 euro.
Attualmente non vi è ancora nulla di certo e della questione si sta dibattendo in sede parlamentare, dove c’è chi spinge per mantenere la rivalutazione al 2,7% come quest’anno. Qualunque sia la decisione presa in merito ci saranno comunque dei pensionati che potranno beneficiare dell’incremento al milione.
Si tratta di una misura introdotta nel 2001 dal governo Berlusconi, il cui partito – su suo input – ha promesso nell’ultima campagna elettorale di portare la minima addirittura 1.000 euro (scenario che attualmente appare decisamente distante dalla realtà dei fatti). In pratica la legge del 2001 consente a chi ha versato almeno una settimana di contributi prima del 31 dicembre del 1995 (quando ancora c’era il sistema retributivo).
Questo aiuto volto ad aiutare chi è in difficoltà economica si integra ma è distinto dalla rivalutazione e spetta a chi percepisce una pensione che va dalla minima fino a 735 euro al mese. L’altro criterio che bisogna rispettare per rientrare nella misura è un reddito annuo individuale (considerando eventuali altre entrate) di 9.555,65 euro e coniugale fino a 16.502,98 euro.
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