Mai sentito parlare di “effetto soglia”? Parliamo di un fenomeno che riguarda la stragrande maggioranza della popolazione.
La mitologia antica parlava del fiume Lete, che con le sue acque si trascinava via il ricordo delle cose. È un’immagine molto potente, che ci dice quanto i ricordi possano svanire con facilità, “scorrendo” via come un flusso d’acqua. C’è poco da fare: la tendenza all’oblio è insita in ognuno di noi e la quotidiana battaglia per non dimenticare riguarda tutti.
Tanto più che oltre a essere “dimenticatori” siamo pure “smarritori” seriali. Qualcuno ha calcolato che ogni essere umano smarrisce in media nove oggetti ogni giorno. Stime esagerate? Forse, ma comunque una ragione in più per approfondire cosa sia l’effetto soglia, un fenomeno che riguarda gran parte della popolazione.
Effetto soglia: in cosa consiste e perché si attiva
Come è facile intuire, l’effetto soglia ha a che fare proprio con la memoria o, meglio, con la mancanza di memoria. Quante volte ci sarà successo di mettere piede in una stanza e di non ricordarci per quale motivo dovessimo entrarci? O di incontrare una persona conosciuta ma di non ricordarci il suo nome?
Bene, tutte queste dimenticanze – se non ci sono traumi o patologie particolari – hanno a che vedere con l’effetto soglia. Non c’è nulla di patologico: è semplicemente come funziona il nostro cervello. Immaginiamo la nostra memoria come un disco fisso, un hard disk sul quale ogni ricordo viene immagazzinato in una cartellina che occupa spazio.
I ricordi si formano in questo disco fisso quando le connessioni – ovvero le sinapsi – tra le cellule e il cervello (i neuroni) si irrobustiscono. La permanenza del ricordo dipende dalla forza di queste connessioni. Se però dovessimo ricordarci ogni dettaglio, lo spazio nella memoria si esaurirebbe molto rapidamente.
Il nostro cervello è un sistema flessibile, in grado di adattarsi agli imprevisti dell’esistenza. Perciò fa in modo di “mettere da parte” ricordi di cui non abbiamo spesso bisogno. La persona che abbiamo incontrato e di cui non ci viene il nome probabilmente non è il migliore dei nostri amici. Per fa riemergere il suo nome ci basterà pensare all’alfabeto, per ricordarci la lettera iniziale.
In casi come questi il cervello non dimentica: diciamo piuttosto che provvede a rendere meno accessibili i ricordi meno importanti. Esattamente questo è l’effetto soglia (doorway effect) che spiega perché a volte dimentichiamo quello che volevamo fare pochi secondi prima, magari perché distratti da qualche altro pensiero.
Non abbiamo dimenticato: semplicemente il nostro cervello è organizzato su livelli (o soglie) che assumono la precedenza in base alla nostra attenzione. Se entriamo in una stanza per prendere un martello e nel frattempo pensiamo che dobbiamo scrivere la lista della spesa e che domani è prevista neve è facile che non ci venga più in mente che dovevamo prendere il martello.
Non siamo smemorati né abbiamo “cancellato” la nostra intenzione (prendere il martello): abbiamo soltanto spostato la nostra attenzione in modo da portare in secondo piano il martello che volevamo prendere.