Per il 2025 si prevedono dei tagli sulle pensioni: sono in arrivo brutte notizie per chi sperava in un aumento.
Arrivano brutte notizie per coloro che speravano in un aumento delle pensioni nel 2025. Sono previsti, infatti, dei tagli che coinvolgeranno diversi contribuenti determinando una riduzione delle somme percepite. Le motivazioni dietro all’erogazione di un assegno più basso possono variare di caso in caso.
Diversi pensionati vedranno diminuire la prestazione percepita mensilmente a partire dall’anno prossimo. Sarà sicuramente una delusione per chi pensava che grazie alla rivalutazione (ossia l’adeguamento degli importi che viene fatto annualmente in base all’andamento del costo della vita) avrebbe ottenuto una somma più alta.
Ad essere interessate dai tagli sono alcune categorie di pensionati in particolare e le ragioni possono essere diverse. A partire dall’avvio di un’attività lavorativa. La legge, in generale, prevede che i percettori di pensione di vecchiaia che trovano un’occupazione possano continuare a ricevere la prestazione, cumulabile con un reddito da lavoro (sia autonomo che dipendente). Tuttavia, ci sono alcune eccezioni.
Chi percepirà una pensione ridotta dal 2025
Nelle specifico, si tratta delle pensioni di invalidità e gli assegni di invalidità superiori al trattamento minimo che sono liquidati con meno di 40 anni di contribuzione (compresi quelli con decorrenza oltre il 31 dicembre 1994) qualora il reddito da lavoro dipendente (o autonomo) superi l’importo del trattamento minimo annuo.
Rischiano di andare incontro ad un taglio anche le pensioni di anzianità liquidate a favore di dipendenti che passano da un rapporto di lavoro a tempo pieno a uno a tempo parziale. Considerando la rivalutazione che avverrà con l’inizio dell’anno prossimo, si precisa che il trattamento minimo salirà a 603,39 euro secondo le previsioni.
Il taglio è pari al 50% della quota che va oltre quest’ultimo per il reddito da lavoro dipendente; mentre è equivalente al 30% per il lavoro autonomo. Esistono, poi, prestazioni che non possono essere cumulabili a prescindere con il reddito da lavoro: stiamo parlando di Quota 41 e Quota 103.
Infine, anche la pensione di reversibilità può essere interessata da una riduzione qualora il percettore dovesse iniziare a lavorare. I contribuenti che beneficiano di maggiorazioni sociali potrebbero inoltre essere costretti a rinunciare a queste ultime in seguito all’avvio di un’attività lavorativa (o poiché ricevono una seconda entrata mensile, come nel caso in cui dovessero incassare l’affitto di un immobile).
Ad essere a rischio sono, nello specifico: l’integrazione al trattamento minimo, destinata a coloro che percepiscono una pensione al di sotto della soglia minima prevista annualmente; la quattordicesima, che può raggiungere i 655 euro ed è rivolta ai contribuenti con un reddito che non supera di 2 volte il trattamento minimo; l’incremento al milione, riservato a chi percepisce una pensione inferiore alla minima e ha un reddito di 9.555,65 euro (o di 16.502,98 euro per i coniugi).
Tra i cittadini che, nel 2025, vedranno la pensione calare ci sono anche coloro che hanno dei debiti: qualora il giudice dovesse procedere con l’autorizzazione di un pignoramento, la prestazione passerà ai creditori fino al momento in cui i debitori provvederanno a pagare quanto dovuto. I pensionati esclusi dai casi sopracitati, possono tirare un sospiro di sollievo: a partire da gennaio, potranno contare sulla rivalutazione della prestazione.