Con la manovra di Bilancio 2025, a quanto pare, accedere alla pensione in anticipo sarà molto più facile. Ma siamo proprio sicuri che sia così? Secondo un nome autorevole, potrebbe rivelarsi solo una grande fregatura.
La grande novità introdotta dalla Legge di Bilancio 2025 riguarda proprio le pensioni, terreno su cui sembrava che l’Esecutivo non fosse intenzionato a cambiare nulla. Invece, alla fine, è stata approvata una misura che renderà più facile per molti uscire dal lavoro a soli 64 anni anziché dover attendere fino a 67.
Questa novità dovrebbe far felici tutti e, infatti, non appena appresa la notizia molti di noi hanno iniziato ad esultare pensando ai tre anni di lavoro in meno. Ma siamo davvero sicuri che si tratti di una buona notizia e non, invece, di una “fregatura” abilmente mascherata da vantaggio per i contribuenti?
A sostenere questa seconda ipotesi è una voce autorevole in materia di pensioni, colei che fece una delle leggi più odiate da tutti gli italiani: l’ex Ministro del Lavoro Elsa Fornero da cui, appunto, ha preso il nome la Legge che tutt’ora regola l’universo della previdenza sociale.
Secondo Fornero la novità introdotta dal Governo di Giorgia Meloni non solo, alla lunga, potrebbe essere insostenibile per le casse dell’Inps ma non andrà a vantaggio nemmeno dei contribuenti. Nel prossimo paragrafo analizziamo, nei dettagli, quali sarebbero, secondo l’ex Ministro Fornero, i punti “oscuri” della pensione a 64 anni.
Pensione a 64 anni: ecco perché potrebbe non essere una buona idea
Sono anni che aspettiamo che venga abbassata l’età per accedere alla pensione. Il Governo Meloni ha introdotto uno strumento che consentirà a migliaia – forse milioni – di lavoratori di riuscire ad andare in pensione già a 64 anni. Ma non tutto è oro quel che luccica. Vediamo come stanno davvero le cose.
Partiamo da un presupposto: il Governo Meloni non ha abbassato per tutti l’età pensionabile. L’accesso alla pensione ordinaria di vecchiaia resterà fermo a 67 anni anche il prossimo anno. Quello che cambierà è che, nel 2025, sarà più facile sfruttare la pensione anticipata contributiva che consente di andare in pensione a 64 anni anziché a 67.
Questa possibilità – è bene ricordarlo – continuerà a rivolgersi solo ai lavoratori contributivi puri, cioè coloro che non hanno versato contributi prima del 1996. Ad oggi, per poter accedere alla pensione a 64 anni con 20 anni di contributi, era necessario aver maturato un assegno previdenziale pari o superiore a queste soglie:
- 3 volte l’importo dell’assegno sociale per gli uomini e le donne senza figli;
- 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale per le donne con un figlio;
- 2,6 volte l’importo dell’assegno sociale per le lavoratrici con 2 o più figli.
Raggiungere queste soglie solo con i contributi Inps non è affatto facile. Per questo il Governo Meloni ha introdotto questa novità: dal prossimo anno, per raggiungere le soglie minime necessarie per andare in pensione a 64 anni, si potrà ricorrere anche alla previdenza integrativa. Di conseguenza questa possibilità resterà comunque ad appannaggio solo di una categoria molto specifica di lavoratori.
Pensione a 64 anni: il parere di Elsa Fornero
L’ex Ministro del lavoro Elsa Fornero è intervenuta sulla questione della pensione a 64 anni puntando il dito contro il fatto che, in questo modo, il Governo Meloni andrà a premiare solo la ristretta minoranza di coloro che possono permettersi di avere una pensione integrativa e complementare per raggiungere le soglie minime necessarie a smettere prima di lavorare.
Ma non solo, infatti, per “pareggiare i conti” ed evitare troppe uscite anticipate di massa, l’Esecutivo ha dovuto innalzare il requisito contributivo che, nel 2025, passera da 20 a 25 anni per arrivare poi a 30 anni nel 2030. Dunque chi il prossimo anno raggiungerà l’importo minimo richiesto – anche sfruttando una eventuale pensione integrativa – potrà sì andare in pensione a 64 anni ma dovrà avere almeno 25 anni di contributi e non più 20.
Ma non è ancora finita: dal 2030 non basterà più raggiungere almeno 3 volte l’importo dell’assegno sociale sarà necessario che l’assegno previdenziale sia pari almeno a 3,2 volte l’importo dell’assegno sociale che, come tutti sappiamo, ogni anno aumenta per effetto della rivalutazione. Secondo Fornero dunque, questa novità era dettata solo da “fervore d’interventismo” ma in concreto non porterà a nessun cambiamento per la maggioranza dei lavoratori. Anzi: forse porterà addirittura dei peggioramenti.